E' il trionfo forse più annunciato, ma meritato: "Barbarians" di Fabrizio Galli vince l'edizione 2016 del Carnevale di Viareggio. Al secondo posto i fratelli Cinquini con "Io sono Dio", terzo posto per la Gabbia dei fratelli Bonetti. L'Alchimista di Jacopo Allegrucci si aggiudica il premio tra i carri di seconda categoria.
Carnevale, Fabrizio si gode un trionfo atteso da 25 anni: «Ho capito subito che l'idea era vincente»
Aspettava questo momento da venticinque anni tondi tondi. Da quando - nel lontano 1991, al suo secondo anno fra i carri grandi - conquistò il suo primo successo con la discoteca viaggiante de La febbre del sabato sera. Ieri, dopo un quarto di secolo di delusioni (alcune anche concenti), è tornato a mettere tutti in fila con un carro che è stato bollato come il favorito fin dalla prima uscita. E a moltiplicare la gioia di un anno che tutto si può dire fuorché bisesto, è arrivata anche la notizia che diventerà nonno per la seconda volta, visto che la figlia Valentina (a sua volta mascheratista isolata) è al terzo mese di gravidanza e l’annuncio “urbi et orbi” - finora rimasto riservato - è arrivato proprio sabato sera.
«È un momento che aspettavo da tanti, troppi anni», racconta Fabrizio Galli, 54 anni da compiere a giugno la gran parte dei quali trascorsi nei baracconi del Carnevale, prima a farsi le ossa con il padre Renato e poi da solo. «E poi la vittoria con La febbre del sabato sera - aggiunge - arrivò solo dopo molti giorni dopo la fine del Carnevale e dunque non riuscii a godermela come questa volta. Vincere sul campo, in piazza Mazzini, ha tutto un altro sapore...»
Nel momento della gioia c’è anche spazio per la commozione. «Questa vittoria - dice mentre gli occhi si inumidiscono di lacrime - arriva a trent’anni dalla morte di mio padre Renato. La dedica non può che essere per lui. E un pensiero lo voglio rivolgere anche a mio zio Arnaldo, il più grande carrista di tutti i tempi, che ad aprile festeggerà novant’anni. Era ora che la famiglia Galli tornasse sul tetto del Carnevale...»
Una vittoria, quella del suo Barbarians, che non è mai sembrata essere in discussione. «Quando parti così favorito devi stare attento, perché poi una eventuale caduta è ancora più dolorosa. Io una esperienza del genere l’avevo già vissuta con il Papa di La pace sia con voi nel lontano 2002, quando la giuria mi piazzò poi al quarto posto perché non ritenne il carro carnevalesco. Devo dire però che fin dal momento in cui è nata l’idea di Barbarians, ho pensato che il carro potesse essere vincente. Una sensazione che è cresciuta quando il carro, dal bozzetto, ha preso corpo giorno dopo giorno. C’era poi la sfida di cimentarsi con il David di Michelangelo. Quando ho visto il risultato ho capito che quest’anno poteva essere davvero quello buono. Se c’è un carro che temevo particolarmente? Se devo essere sincero, dico di no. E di questa sensazione ho avuto conferma corso dopo corso».
abrizio Galli ammette anche di aver dovuto fare un parziale dietrofront sul significato del carro e di aver dovuto edulcorare - per motivi di sicurezza - il senso del messaggio e i riferimenti all’Isis. «L’idea, la scintilla, è nata vedendo i disastri combinati a Palmira dall’esercito dello Stato islamico. Naturalmente non c’era solo quello: c’erano anche i danni degli hooligans alla Barcaccia di piazza di Spagna e altro ancora. Ma tutto è indubbiamente nato da lì. Quando però la storia dell’Isis è venuta fuori sul Tirreno e nei giorni successivi su alcuni altri giornali, ho ricevuto delle pressioni per far sì che questa lettura passasse in secondo piano. Anche perché la minaccia era quella di bloccare la costruzione del carro e magari non farlo sfilare».
Tre, poi, i segreti della vittoria. «La prima molla per fare un carro che puntasse alla vittoria è arrivato dall’ultimo posto dello scorso anno. Mi sono detto: non posso essere scivolato così in basso. E da quella delusione è nata la voglia di rinascere». E ancora. «L’altra grande molla è arrivata dall’aver rimesso il carro al primo posto della mia scala di gerarchie dopo anni che mi ero impegnato nell’Assocarristi e nella realizzazione di altri lavori che mi avevano portato via troppo tempo. Essermi concentrato solo sul carro mi è stato di grande aiuto». Infine la squadra. «Ho messo su uno staff con il quale abbiamo lavorato in grande armonia. E anche questo, alla fine, è stato importantissimo»
Fonte: "Il Tirreno"
VIDEO DE "IL TIRRENO"
14/03/2016